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dire o non dire quasi subito di essere aspie? E come dirlo?

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ultimamente quando incontro qualcuno (soprattutto ragazza) che mi ispira fiducia e con cui magari vorrei costruire qualcosa (collaborazione, amicizia, relazione, ...) poco dopo che ci parlo soprattutto degli argomenti di mio interesse confesso di essere aspie. ma dall'altro sapendo come da strafastidio quando l'altro pare scansarti in quanto malato mentale oppure qualcuno che quando dice la sua opinione sule cose del gruppo si può anche passare in secondo piano allora la primissima cosa che faccio è citare aspie che trovando dove potevano scatenare al massimo le loro potenzialità sono diventati immortali nella memoria collettiva tipo Nieztsche, Einstein, Michelangelo Buonarrotti e Mozart. sottolineo poi nella discussione sia gli aspetti postivi dell'essere aspie (tipo una fortissima memoria dei concetti soprattutto legati nel mio caso alla storia antica, concentrarsi sui dettagli,...) sia anche (dato che non si ci si può certo nascondere dietro un dito) gli aspetti magari un pò più pesanti dicendo cmq che sono aspetti su cui si sta provando a lavorare tipo il fare fatica a rispettare i tempi di una conversazione soverchiando a volte l'altro qaundo parla, ecc. Tendo a farlo così almeno la gente potrebbe prendere meglio certi miei comportamenti, tuttavia mi chiedo se sia corretto e soprattutto saggio confessare (dopo 2-3 volte che si chiacchiera) di essere aspie anche in un modo che mette chiaro sul piatto le luci e le ombre di essere aspie (soprattutto nel mio caso aspie estroverso ricerca spasmodica del contatto, l'essere logorroici, ecc.

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